Nel 1970, Neruda fu indicato come uno dei candidati alla carica di Presidente della Repubblica cilena, e scelto poi come candidato ufficiale del PCC, ma si ritirò dalla competizione elettorale appoggiando nuovamente Allende e aiutandolo a divenire il primo presidente socialistademocraticamente eletto in Cile e in America Latina. Per circa due anni e mezzo (1970-1972) riprese allora la carriera diplomatica presso la sede di Parigi, nominato da Allende ambasciatore del Cile[6], carica che segnò il culmine della sua attività politica ma che dovette però lasciare presto per motivi di salute, in particolare per il tumore alla prostata di cui soffriva.[2][6]
Il 21 ottobre 1971, ottenne, terzo scrittore dell'America Latina dopo Gabriela Mistral nel 1945 e Miguel Ángel Asturias nel 1967, il Premio Nobel per la letteratura. Al suo primo ritorno in patria, l'anno successivo, venne trionfalmente accolto in una manifestazione presso lo stadio di Santiago. Di questi anni sono anche le sue ultime pubblicazioni in vita,La espada encendida e Las piedras del cielo, edite durante il soggiorno parigino.[6]
Prima di morire assistette al disfacimento del governo democratico cileno e al colpo di Stato del generale Augusto Pinochet dell'11 settembre nonché alla morte del presidente Allende, suo amico personale, suicida durante l'assalto al palazzo della Moneda. Insediatasi la dittatura, i militari cominciarono a vessarlo con le perquisizioni ordinate dal generale golpista; durante una di queste, Neruda avrebbe detto ai militari «Guardatevi in giro, c'è una sola forma di pericolo per voi qui: la poesia».[9]
Mentre attendeva di poter espatriare in Messico, il poeta si aggravò e venne ricoverato in una clinica di Santiago il 19 settembre. Morì il 23 settembre 1973, ufficialmente per ilcancro alla prostata, ma forse, secondo la recente testimonianza del suo autista e guardia del corpo, assassinato per volontà di Pinochet nella clinica Santa Maria a Santiago (la stessa nella quale, il 22 gennaio 1982, fu assassinato il democristiano Eduardo Frei Montalva) mediante una misteriosa iniezione.[10]
Neruda terminò l'ultima poesia forse il giorno prima della morte; intitolata I satrapi, è un attacco diretto, rabbioso e senza mezzi termini contro Pinochet, Richard Nixon (già preso di mira come "malvagio... genocida della Casa Bianca" nel poema Incitamento al nixonicidio) e altri politici come Frei Montalva e il dittatore uruguaiano Juan María Bordaberry:
| « Nixon, Frei e Pinochet / fino a oggi, fino a questo amaro / mese di settembre / dell’anno 1973, con Bordaberry, Garrastuzu e Banzer, / iene voraci (...) satrapi mille volte venduti / e traditori, eccitati / dai lupi di New York, macchine affamate di sofferenze, macchiate dal sacrificio / dai loro popoli martirizzati, mercanti prostitute / del pane e dell’aria d’America / fogne, boia, branco / di cacicchi di lupanare, senza altra legge che la tortura / e la fame frustrata del popolo.[11] » |
Il suo funerale fu uno dei primissimi momenti di opposizione alla dittatura, poiché avvenne nonostante la presenza ostile e intimidatoria dei militari a mitra spianato che guardavano a vista i partecipanti, come testimonia un filmato clandestino girato all'epoca. Molti dei partecipanti inneggiarono ad Allende, ma i soldati non osarono intervenire; comunque, parecchi tra i presenti finirono poi desaparecidos o furono arrestati in seguito.[6] Fu, inoltre, un gesto di solidarietà e di ribellione contro l'ultimo sfregio nei confronti di Neruda, compiuto mentre giaceva nel letto d'ospedale: la devastazione, sempre per ordine di Pinochet, delle sue proprietà. La morte e le esequie di Neruda, chiamato nel libro "il Poeta", sono ricordate da Isabel Allende nell'ultima parte del romanzo La casa degli spiriti. L'autrice era difatti presente alla cerimonia.[12]
L'ultima moglie pubblicò postuma l'autobiografia su cui Neruda aveva lavorato sino al giorno prima di morire, suscitando il risentimento di Pinochet per le dure critiche contro la brutalità della dittatura. Anche di Matilde Urrutia venne pubblicata, nel 1986, un'autobiografia sul periodo trascorso con Neruda, dal titolo Mi vida junto a Pablo Neruda; in Cile, le opere di Neruda vennero riabilitate e rimesse in commercio nel 1990, dopo la caduta della dittatura. Le tre abitazioni possedute da Neruda in Cile, La Chascona a Santiago, La Sebastiana a Valparaiso, e la Casa de Isla Negra a El Quisco sono oggi musei, gestiti dalla Fondazione Neruda. Nel 1992, le salme di Neruda e della moglie furono esumate dal cimitero di Santiago e sepolte nel giardino della Isla Negra.
| « Ma perché chiedo silenzio / non crediate che io muoia:
mi accade tutto il contrario: / accade che sto per vivere. »
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| (Chiedo silenzio) |
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